24_07_2012| PROVINCIA AL CAPOLINEA, VITALI SCRIVE UNA LETTERA: NON SIAMO CONSERVATORI, VOGLIAMO PORTARE IL GOVERNO A UNA DISCUSSIONE SERIA SUL RIORDINO

Martedì, 24 Luglio 2012

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PROVINCIA AL CAPOLINEA, VITALI SCRIVE UNA LETTERA: NON SIAMO CONSERVATORI, VOGLIAMO PORTARE IL GOVERNO A UNA DISCUSSIONE SERIA SUL RIORDINO


“Credo che per le Province, così come per i Comuni, l’unica strada percorribile sia quella dell’ostinata, testarda determinazione nel riportare Governo, politica, partiti a discutere seriamente del riordino istituzionale, concentrandosi scientificamente su opportunità ed effetti concreti, piuttosto che su slogan e scardinamenti territoriali ‘a priori’”. Il presidente della Provincia di Rimini, ad oggi l’ultimo, Stefano Vitali, dopo le reazioni a caldo, dopo cinque giorni, rientra sul provvedimento del governo nella sua revisione di spesa. Scrive una lettera.


“Personalmente sono aperto a ogni ipotesi riorganizzativa riguardante le Province che, tutelando le specificità, le eccellenze e quanto conquistato dal nostro territorio, garantisca servizi e opportunità più favorevoli e puntuali per le comunità di riferimento. E questo significa potere contare su funzioni che vadano oltre quelle abbozzate dal Governo. Come ho più volte detto in queste settimane, una provincia Romagna insieme a Ravenna e Forlì Cesena è per me ipotesi concreta nel momento in cui essa possieda senso, forza, reale autonomia sulla base di deleghe piene e magari un mandato diretto degli elettori. Ma prioritariamente si definiscano ruolo e funzioni, altrimenti daremmo come politica tutta ancora una volta l’impressione di preferire discutere (con chi? dove? quando?) di scatole vuote per essere maldestramente ‘più realisti del re’ piuttosto che di quello che sta dentro. E non mi pare, alla luce di tale pericolosa assenza di informazioni e di certezze, sia da ascrivere a chissà quale merito o coerenza rispetto ai motivi per cui 20 anni fa era nata la Provincia di Rimini tra il consenso unanime il fatto che, secondo il Ministro Patroni Griffi, il territorio tra Rimini, Cesena, Forlì e Ravenna oggi è in buona sostanza l’unico in Italia a “volere proprio fare” la fusione. Siamo bravi e moderni noi, è conservatore, retrogrado, irresponsabile, ottuso il resto del mondo”.